La caraffa filtrante è un meccanismo di microfiltrazione dell’acqua, ma esistono altri apparecchi cui si può ricorrere per uso domestico o nel contesto lavorativo, ugualmente efficaci ma probabilmente più costosi. Come detto a proposito della caraffa filtrante, la microfiltrazione consiste in un processo che elimina nell’acqua tutte quelle particelle con un diametro superiore a 0,5 micron. Il dispositivo utilizza degli appositi filtri dotati di piccoli pori che bloccano il passaggio di tutte le particelle solide e di ogni altro residuo in sospensione che può essere nocivo per l’organismo.
A differenza dei sistemi a osmosi inversa, questo meccanismo depura l’acqua ma meno in profondità, nel senso che riesce a mantenere un residuo consistente di sali minerali. La microfiltrazione, nello specifico, non elimina i sali minerali come ad esempio potassio, sodio e calcio che sono fondamentali per l’organismo umano. L’acqua, in questo caso, contribuisce in maniera più consistente all’apporto giornaliero di sali minerali all’interno dell’organismo, ma al tempo stesso è meno leggera, meno digeribile e non adatta a coloro che soffrono di patologie ai reni, allo stomaco, all’intestino e all’apparato urinario.
Inoltre il processo di microfiltrazione migliora notevolmente il sapore e l’odore dell’acqua che risulta molto più gradevole da bere.
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Come funziona un impianto di microfiltrazione?
L’impianto di microfiltrazione è composto da due elementi fondamentali: lo sterilizzatore UV ed i filtri a carboni attivi.
Nello specifico, lo sterilizzatore è un apparecchio studiato e testato per eliminare i batteri presenti nell’acqua, grazie all’apposita lampada UV installata su di esso. Tale operazione è necessaria poiché dopo l’eliminazione del cloro potrebbero essere presenti ancora dei batteri. Anzi, il cloro, che tendenzialmente contribuisce ad eliminare questi micro-organismi nocivi, viene ridotto ai minimi termini e non è più in grado di svolgere la sua funzione anti-batterica.
Per questo soccorre in aiuto lo sterilizzatore. Il sistema di microfiltrazione è, inoltre, dotato generalmente di due filtri: il primo è a sedimenti, misura 10 micron ed ha il compito principale di trattenere le sostanze più grossolane e visibili ad occhio nudo; il secondo filtro a carboni attivi ha una misura compresa tra 0,2 e 0,5 micron ed elimina il cloro e tutte le particelle in sospensione presenti nell’acqua, rendendola maggiormente potabile e bevibile, oltre che benefica.
I vantaggi della microfiltrazione rispetto all’osmosi inversa
La microfiltrazione rispetto all’osmosi inversa è un processo meno utilizzato, poiché risulta poco indicato per le acque dure. Tuttavia, esso rappresenta uno sei sistemi più utilizzati nelle case degli italiani e non solo, per una serie di vantaggi rispetto ad altre tipologie di impianto.
Innanzitutto, un impianto di microfiltrazione costa sicuramente di meno rispetto ad un impianto ad osmosi inversa, perché meno complesso e perché necessita di una minore manutenzione. Un impianto ad osmosi inversa, invece, richiede una spesa iniziale più consistente, che si aggira intorno al doppio rispetto ad un sistema di microfiltrazione, oltre a necessitare di spese aggiuntive di installazione e di manutenzione periodica.
In secondo luogo, la microfiltrazione garantisce una maggiore portata di acqua, condizione che alleggerisce notevolmente le bollette idriche.
Gli svantaggi della microfiltrazione rispetto ad un impianto ad osmosi inversa
Al contempo, un impianto ad osmosi inversa è decisamente più efficace e assicura una filtrazione dell’acqua più profonda e più sicura rispetto alla microfiltrazione. Quest’ultima, infatti, non è in grado di rimuovere le particelle più piccole, perché non vengono filtrate dall’apposito filtro date le dimensioni del diametro dei relativi fori. Un impianto ad osmosi inversa, invece, elimina batteri, parassiti, scorie, metalli pesanti e micro-plastiche, oltre a ridurre grandemente la quantità di sali minerali presenti nell’acqua.
Per questo motivo, in base alle condizioni di salute del singolo, sarà più appropriato uno o l’altro sistema. Per chi necessita, ad esempio,di un’acqua con un residuo fisso basso, dovrà prediligere un impianto ad osmosi inversa, che peraltro, grazie alla sua leva di regolazione, consente di regolare di volta in volta la quantità di sali da lasciare nel liquido. L’acqua più leggera e più digeribile è, senza ombra di dubbio, quella filtrata attraverso un meccanismo di osmosi inversa.
Con un impianto di microfiltrazione si corrono sicuramente maggiori rischi di contaminazione. Anzitutto, vi è la possibilità che l’acqua mantenga un elevato grado di carica batterica, aspetto decisamente poco conveniente di questa tipologia di impianto. Una volta esaurito il filtro, inoltre, la qualità dell’acqua peggiora. Nel caso in cui si opti per un prodotto di bassa qualità, l’uso prolungato nel tempo dello stesso filtro rende l’acqua molto più cattiva al gusto e all’odore. Bisogna, pertanto, prestare attenzione alla manutenzione e sostituire più volte nel corso dell’anno il filtro.
La microfiltrazione, inoltre, non trattiene alcune sostanze che possono essere presenti nell’acqua come l’arsenico, oltre che i metalli pesanti. Pertanto, se l’acqua dell’acquedotto è molto pesante, la filtrazione non risulta sufficiente per avere un’acqua salutare. Gli effetti nocivi, in tal caso, saranno di gran lunga maggiori rispetto a quelli benefici.
Come scegliere l’impianto adatto?
La scelta tra la microfiltrazione e un impianto ad osmosi inversa dipende, anzitutto, dalle esigenze personali, oltre al budget a disposizione. Date per acclarate le differenze di funzionamento e di risultato, bisogna anzitutto considerare le caratteristiche di partenza dell’acqua che si desidera depurare.
Con la microfiltrazione, infatti, si ottiene un’acqua dal sapore molto più gradevole, ma con lo stesso indice di durezza, ovvero con la medesima concentrazione di sali minerali. Di conseguenza è una soluzione che meglio si presta in quelle situazioni dove l’acqua ha una bassa percentuale di calcio, per ridurre il rischio di un residuo troppo elevato che infici il funzionamento di organi e tessuti.
Se si desidera un impianto fisso di filtrazione che permetta effettivamente di migliorare la qualità dell’acqua potabile di casa e poterla bere in tutta tranquillità per la salute, è preferibile ricorrere ad un depuratore possibilmente ad osmosi inversa.
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